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domenica 3 aprile 2016

20- La cruda realtà

Caro diario,
sta mattina sono andata a messa.
Dedicata alla mia nonna.
Venuta a mancare.
Prima però, siamo andati nella casa della nonna, a sistemare delle cose.

Che sensazione orribile.
Guardavo le piastrelle.
Non so perché.
Le fissavo e basta.

Giravo senza meta in quella casa.
Giravo e giravo.
Ho fatto i chilometri.
Senza meta.
Con la sola speranza di andare a messa velocemente e tornare a casa.
Volevo solo che finisse tutto in fretta.

Il mio sguardo si posò sudagli scaffali.
Colmi di libri, d'ogni genere.
E quelle poltrone.
Rosse come il colore preferito del nonno.
Ci passavano le giornate insieme.
Facevano dolci riposini.

Sulla poltrona di nonno c'era lo scialle viola della nonna.
Lo aveva cucito lei a l'uncinetto.
Che colpo al cuore è stato.
Ne aveva fatto uno anche a me.
Giallo e verde pisello.
Era talmente grande all'epoca, che era come una certa per me.
Mi ci potevo avvolgere tutta dentro.
Diventavo un piccolo salamino.
E lei rideva.
Rideva.
E quel sorriso.
Lo stesso che mi faceva quando vincevo a carte.
Su quel tavolo di legno.
Proprio in cucina.
La stracciavo letteralmente a Macchiavelli.
Se non fosse per lei, non saprei manco giocarci.
E tanto più, non sarei così forte.

Mi vennero gli occhi lucidi.
Mi veniva da  piangere.
Ed odio stare così.
Odio sentirmi debole.
Mostrare i miei sentimenti.
Piangere.

Ma non posso farci niente.
Entro in quella casa e i ricordi affiorano.
Così intensamente da saturarmi completamente.
Mentre gli occhi mi diventano un pozzo senza fondo di lacrime.

Non voglio stare in quella casa.
Ma devi superarla.
Prima o poi.
Devo superare questo lutto.
Devo realizzare che non c'è più.
E' morta.
Se n'è andata.
E non potrò mai più riaverla con me.
Non importa se era giovane per morire.
Non c'è più.
.
.
.
LaPiccolaVale