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martedì 4 febbraio 2020

28- L'attesa uccide

Caro diario,
ci sono mattine che mi alzo con un peso sul petto non indifferente.
Ammetto che vorrei sistemare delle situazioni, che mi stanno perseguitando.
Nulla è mai semplice.
Anche le cose più elementare, riescono a diventare difficili.
Non impossibili. Solamente difficili.
Nessuno regala niente.

Mi domando perché deve essere sempre tutto cosi complesso però.

Vorrei tornare a Imperia per parlare con Pietro.
Ma ho dei doveri che mi impediscono di poter tornare.
Esami universitari da dare.
Responsabilità a cui non ci si può sottrarre.
Forse è meglio cosi.
Ho più tempo per riflettere su cosa dire.
Come dirlo.
Quando dirlo.
Ma tanto il momento, il modo, il luogo giusto, non esiste.
Ed è risaputo.

Ammetto che l'attesa mi sta uccidendo.

Ci sono mattine che vorrei andarmene da sta città.
Andarmene dal pensiero fisso di te.
Pensare che fino a ieri, eri tutto.
Eri niente.
Eri tutto ciò che detesto concentrato in una persona.
Eri forse la persona giusta nel momento sbagliato.
Era semplicemente tutto cosi perfetto nello sbagliato.
Finché ho dovuto dire basta.
Un basta che non pensavo mi avesse ferito.
Ma a distanza di mesi, inizio a sentire il bruciore della ferita.
Non voglio scaricare la colpa di lui.
E' stato lui, però, a scegliere tardi e male.
E' stato lui a trasformare qualcosa di bello, in sbagliato.

Eravamo una semplice ragazza, ed un semplice ragazzo.
Lentamente mi ha preso tutto.
Pure il mio orgoglio.
Dicevo basta.
Stavamo superando i limiti.
Mentre i sensi di colpa mi divorano, ed io non riuscivo.
Non riuscivo a staccarmi da te.
E per quanto ti ho voluto fuori dalla mia testa per tanto tempo.
Ci sono riuscita.
Solo per un periodo però.

Lo sto pensando.
Per quanto non vorrei.
Lo sto facendo.
So perfettamente che tutto ciò, porterà solo dolore o delusione.
Penso mi vada bene cosi.
Altrimenti non vorrei cosi tanto parlargli.
Capire cosa vuole da me.
Capire cosa voglio da lui.

Spero solo che quando ci vedremo.
Quando riusciremo a parlare da tranquilli.
Magari di fronte ad un buon caffè.
Non mi parti il panico.
Non mi manchi improvvisamente il coraggio, di entrare nell'argomento.
Spero di riuscire a cancellare le miei paure.
Per poi poterci confrontare.
E finalmente capire.
Sembrerà stupido.
Ma ho troppo traffico in testa.
Mi spaventa quello che non so.
Mi sento in mezzo ad una tempesta.
Ed il pensiero di non averti accanto, in parte, mi terrorizza.

Devo parlargli.
Spero solo che mi dica la verità.
Bella o brutta che sia.

Almeno potrò ritrovare il mio ordine interiore.
Fare chiarezza.
E capire finalmente, tutto quello che non so.
.
.
.
LaPiccolaVale



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