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lunedì 21 febbraio 2022

33- Il primo amore

 Caro diario,

ho vissuto la mia prima vera storia d’amore. Un anno e mezzo stupendo. Ho avuto la fortuna di poter condividere parte della mia vita con una persona per me speciale. Ma anche le cose belle prima o poi finiscono.

Era convita fosse l’uomo della mia vita. Mi ero illusa di poter condividere tutta la vita con lui, di poter costruire una famiglia, e nella svariate volte parlavamo persino di quanti figli fare e come chiamarli. Giorno dopo giorno progettavamo  la nostra vita insieme. 

Mio caro diario, non so spiegare quanto sapevamo essere complici insieme, quanto l’uno spingesse l’altro a dare sempre di più e a fare sempre meglio. Eravamo una coppia come poche, ma nonostante tutto questo, non è bastato per restare insieme. 

Forse sarei dovuta essere più esigente, forse avrei dovuto non essere così disponibile, forse avrei dovuto fare qualcosa, ma sinceramente, mio caro diario, non cambierei una virgola.

Non so se lo amo ancora, sicuramente ho perso molto stima nei suoi confronti, non solo per il fatto che abbia smesso di amarmi mettendo il lavoro davanti a tutto e a tutti, ma sopratutto per il fatto che non abbia realmente combattuto per me, per noi. Mi domando spesso se mi abbia mai realmente amata come io ho amato lui. Gli ho dato tutto e lo rifarei altre mille volte. E nonostante lo strato di ghiaccio che ormai giace sul mio cuore, so che grazie a lui, ho potuto provare sentimenti mai provati, ed è stato bello. Ho amato ogni secondo trascorso con lui, ho vissuto in un sogno che ho sempre aspettato ed era arrivato. Caro diario è un emozione indescrivibile vivere un sogno nella realtà, e lo devo solo a lui, e alle emozioni che mi ha scatenato in me.

Odio ammetterlo ma mi manca. Mi manca tremendamente la sua presenza nella mia vita, sopratutto perché non l’ho voluto io, ma la situazione in cui mi faceva vivere nell’ultimo periodo era sempre più insostenibile. Vedere la persona che ami, che giorno dopo giorno si allontana, mettendo lui e il suo lavoro davanti a te, fa male, fa molto male.

Le giornate erano sempre più grigie e la gioia nei miei occhi al vederlo si spegnava in pochi minuti, a causa della sua freddezza nei miei confronti. Ero sempre triste e lui non faceva nulla per rifarmi il sorriso. 

Quando la situazione divenne insostenibile per me, fui costretta a cercare un confronto per sistemare la situazione, ma da parte sue non c’era collaborazione ed iniziativa, ed io stavo sempre peggio. Chiedergli una pausa fu senza dubbio il mio atto di coraggio che, però, non portò ai risultati sperati. Ingenuamente pensai che se la presenza e la costanza non avevano funzionato a fargli capire quanto ci amavamo, la mancanza ci sarebbe senza dubbio riuscita. Ma non fu così.

Lui capii solo che il lavoro era più importante di me in quel momento, e questo significava solo che non mi amava più.

Confido nell’idea che per quest’anno e mezzo di abbia davvero amato, anche solo per un periodo, ma anche se non fosse, non importa. Mi ha permesso di capire cosa cerco e voglio in una persona, mi ha permesso di conoscermi meglio e mi ha permesso di provare sentimenti forti, belli e puri. 

Sfortunatamente la relazione era diventata tossica per me, e non c’era altro modo se non lasciarsi, per quanto io, stupidamente ero e forse ancora un po’ sono convinta che sia l’uomo delle mia vita, o magari è semplicemente stato il mio primo vero amore. Non ne ho idea, ma una cosa la so… Nonostante tutto il male e il dolore che ho provato nell’ultimo periodo, devo ringraziarlo per quanto ha condiviso con me in questo anno e mezzo e devi sopratutto dirgli addio, anche se fa male e non voglio farlo, perché forse ancora un po’ lo amo e odio e detesto tutto questo.

Eravamo una coppia stupenda, inarrestabile, sensazionale.. ma ormai è solo più un ricordo che giorno dopo giorno si allontana sempre di più dal presente.

Addio amore mio, devo lasciarti andare, per quanto non voglia e mi faccia male. Ma é la cosa giusta da fare.

Addio cuore.

martedì 21 luglio 2020

32- Nuovo inizio

Caro diario,
Siamo finalmente a fine Luglio. Questa sessione estiva sta terminando, ed io, mi sento stranamente in pace con me stessa. Si, certo, stanca mentalmente, stremata oserei dire, ma in quiete.
Penso di aver finalmente trovato il mio equilibrio. L'ho cercato per così tanto tempo, ed ora, finalmente, sono convinta di essermi centrata, di aver trovato il motto della mia odierna vita.
'Vivi e lascia vivere'. E' così elementare, cosi tanto conosciuto, che comprendere ed attuare a pieno il suo significato è più facile a dirsi che a farsi. Lo sto applicando a trecentosessanta gradi. Dall'amicizia all'amore, in tutti i rapporti umani, sociali. Oltre a vivere più serena, sto rinascendo. Mi sto riscoprendo, apprezzando e valorizzando lati di me, che persino io, avevo dimenticato, come la spontaneità. Tutti mi vogliono diversa, e mi sono sempre impegnata ad essere quello che gli altri volevano. Forse per non aver problemi e contrasti, o forse per farmi apprezzare da tutti, non saprei, ma sicuramente, non ero me stessa. Ritengo che ognuno di noi, abbia più versioni di se stesso, e l'accumularsi dell'esperienze della vita, ti permettere di cambiare e conoscere una nuova versione di te. E' bello riscoprirsi, ha quel qualcosa che ti fa sentire di nuovo vivo.
Ora mi importa solo della mia salute, della mia persona, del mio io.
Sono molto più attenta ai segnali che le persone mi mandano, riguardanti a dei miei comportamenti, non ottimali diciamo.
Sono più interessata e attiva per la salvaguardia del mio e nostro pianeta.
Non inseguo nessuno, se piaccio mi cercheranno, che tanto, alla fine, si ritorna sempre dove si è stati bene.
Quando dei rapporto sociale, delle amicizie, si rivelano per quel che sono, non gli do peso, vado avanti, ed apprezzo il tempo trascorso in modo positivo dell'amicizia, senza portare più rancore.
Sto lavorando anche sui miei sentimenti, imparando a distinguerli e prendere conoscenza della loro esistenza, ammettendo a me stessa, la loro presenza nel mio cuore.
Ho finalmente chiuso la porta al passato, voglio godermi  il presente. Ne il passato, ne il futuro. Solo il presente. Se mi chiedessero che tipo di relazione sentimentale vorrei ora, risponderei quello che il presente mi offre, e che solo vivendo quel rapporto, si scopriranno le carte in tavola.
Mi ero stufata di vivere nel passato, con la paura del futuro.
Mi sento una persona diversa. Nuova.
Sono contenta. Questa versione di me, finalmente mi da qualcosa che cercavo da tanto tempo, la serenità interiore.
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LaPiccolaVale

sabato 4 luglio 2020

31- I freni

Caro diario,
sono giorni che cerco di capire, inutilmente.
Non comprendo dove sia il confine tra due persone.
Dove inizia lui, e dove finisco io.
E' troppo sottile, la linea che separa l'amicizia da altro.
E chi sono io, per superare quella stramaledetta linea. Per quali motivi illusori, esigo di varcarla, senza manco conoscere bene chi ho di fronte.
Mi sento costretta dall'inconscio, per quanto possa essere possibile.
Gli scheletri nell'armadio, si sono liberati, tornando a galla come cadaveri in decomposizione. Continuo a tenere le dita incastrate nella porta del passato, senza permettermi di godere ed assaporare, al meglio, il mio presente.
Sarà per masochismo, o forse per incapacità di affrontare il dolore.
E' più facile scappare, senza ombra di dubbio.
Perché mai, dovrei affrontare i miei fantasmi, se non fanno più parte della mia vita.
Forse perché non è realmente e concretamente cosi.
Mi illudo dicendomi e convincendomi che il passato è passato, raccontandomi la storiella che certi nomi, sono fuori della mia routine, dalla mia vita e che non ne faranno mai più parte, ma è tutto falso. Come orologi svizzeri, ricompaiono dal nulla. Si presentato, per l'ennesima volta, nella mia vita, forse perché si torna sempre dove si è stati bene, forse per un tentato rendiconto o chissà, magari per altro, ma sicuramente, tornano e la mia vita va in tilt.
Non sono capace a dire addio alle persone, per quanto male o bene mi abbiamo potuto fare.
E' un mio difetto esilarante, che mi impedisce di vivere a pieno la mia vita, e le persone nuove, che ne fanno parte. Forse è colpa degli scheletri del mio armadio, che io non riesca a superare quella maledetta linea, osando, con un comportamento forte e deciso.
Magari quell'azione, cosi azzardata, mi porterà solo problemi, o magari, qualcosa di buono.
Un nuovo sorriso. Magari torno a ridere davvero, senza fingere ogni giorno.
Ed è assurdo come mi lamento e mugugno si quanto mi succeda nella vita, quando c'è gente messa molto peggio di me, in fin di vita o colma di problemi di una certa rilevanza.
Ed io che mi lamento di persone bugiarde, incapaci di essere umane, provando sentimenti e ammettendo i fini delle proprie azioni.
Denunciando la mia incapace di essere coraggiosa, di buttarmi su qualcosa di nuovo.
Tutti abbiamo i propri freni, il problema che io sfrutto quelli degli altri, per non buttarmi, quando, invece, dovrei toglierli a loro e vivere la mia vita.
E' tutto così ironico, ma forse è proprio questo quello che mi piace.
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LaPiccolaVale

venerdì 20 marzo 2020

30- Pandemia del venti-venti

Caro diario,
è in corso una pandemia.
Il corona virus sta mettendo in ginocchio l'economia Italiana.
Sta cambiando tutte le abitudini.
I modi di fare.
Di lavorare.
Di studiare.

Siamo in guerra.
Senza truppe nemiche.
Senza carri armati.
Solo con vittime.
Morti.
Crisi.
Una guerra diversa da quelle nei libri di storia.
Una guerra batteriologica.
Un minuscolo virus.
Così piccola ma così problematico.
Ad alta infettività.
Proprio questa parola.
Infettività.
Contagio.
Questa maledetta parola.
Ci sta cambiando il modo di vivere.
Le abitudini.
La routine.
Il modo di vedere.
Di comportarsi.
Di relazionarsi.

Ci sta obbligando ad una quarantena generale.
Obbligatoria per mantenere il contagio.

L'unico modo per comunicare è tramite dispositivi elettronici.
Vedo gli amici in videochiamata, anziché seduti al bar.
Le lezioni universitarie in streaming, anziché in aula.
Sto con la mia famiglia, mantenendo le distanze di sicurezza.
Niente abbracci. Baci. Contatti.
Niente affetto insomma.

Tutto questo per un maledetto virus.
Regalatoci dalla Cina.

Il colmo che l'Italia, a differenza degli altri stati, ha preso tutto molto seriamente.
Mettendo i suoi cittadini più al sicuro possibile.
Investendo nella medicina.
Dando la massima priorità a questo virus.
E nonostante tutto ciò, siamo ad ora, il paese col numero di decessi maggiori.
Siamo a più di 4mila morti, in poco meno di un mese.

Mentre gli altri stati Europei stanno dormendo in piedi.
Aspettando una illuminazione dall'altro, sembra quasi.
Sembra che non la prendano sul serio.
In America sta facendo molte vittime. E il loro sistema sanitario non è d'aiuto.
E nonostante sia una pandemia di livello Mondiale, tutti danno la colpa ai paesi già intensamente colpiti dal virus.
Danno la colpa agli Italiani. Li obbligano a tornare in madre Patria.
Senza parlare dei Cinesi. Li picchiano. Li ammazzano. Come se fosse colpa del singolo cittadino cinese.
Che pazzia.
Stanno tutti perdendo la ragione.
Nel duemila e venti, atti di razzismo. Fatti alla luce del sole.
Come se fosse normale.
Come se fosse giusto,
Non è colpa loro.
Al massimo può essere colpa di chi sta al vertice del potere. O comunque in ruoli di prestigio e potere.
Sicuramente non è colpa dell'umile operaio picchiato a sangue per le strade. Con la sola colpa di essere nato in Cina.

Tutto questo che sta succedendo, è disgustoso.
La storia a quanto pare non viene osservata da nessuno.
Si ripete e basta.
Le mentalità preistoriche dell'uomo, a quanto pare, non sono mai state abbandonate.
E' nei momenti difficili che si vede la vera faccia.
E quella che vedo non mi piace.
Troppe energie sprecare nel puntare l'indice contro qualcuno.
Troppe poche energie nel contenere l'epidemia e salvare vite.
Non mi interessa chi ha fatto cosa.
Come è nato il virus.
Come si è diffuso, o domanda simili.
Mi interessa che le persone smettendo di morire.
Che chi è al potere in tutti gli stati del mondo, si rimbocchi le maniche.
Che la smetta di aspettare chissà cosa.
Che prenda il toro per le corna e sistemi il tutto.
Perché la domanda che si fanno tutti è semplicemente: -"quanto finirà tutto questo?"-.

Perché le persone vogliono solo tornare alla normalità.
Ai problemi quotidiani di una noia e frenetica giornata qualunque.
Tutto questo, il prima possibile.

Più fatti meno parole.
Meno razzismo più aiuto.
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LaPiccolaVale

mercoledì 18 marzo 2020

29- Amicizia difficile

Caro diario,
mi domando perché deve essere sempre tutto così complicato.
Dall'amicizia alla famiglia.
Dalle piccole alle grande cose.
Tutte queste responsabilità.
Tutte le amicizie finte e problematiche.

Ammetto d'essere molto legata ai miei amici.
Nonostante abbiano per la maggior parte, dei pessimi caratteri.
Negli ultimi giorni diverse persone mi hanno deluso molto.
Non capisco cosa ci sia di divertente nell'ammazzare l'autostima della gente.
Creare meme inadeguati. Offendere la parte più profonda delle persone.
Certe volte mi sembra di vivere le classiche situazione delle medie.
Stupidi bulli contro ragazzi normali.

Il colmo è che si definiscono amici.
Quando hanno bisogno di qualcosa vengo sempre da me. Senza farsi problemi.
Ed io, ingenuamente, li aiuto.
E come ricambiano il tutto. Semplicemente offendendomi.
Pensano che solo perché non dico niente, o perché ho un muro di difesa solido, certe cose non mi toccano.
Ma si sbagliano.
Se non li considerassi amici, non mi toccherebbe.
Ma la situazione è ben diversa.

Non me lo merito.
Non chiedo mai niente in cambio, dai numerosi favori che faccio.
Perché ritengo che Amicizia sia dare e non ricevere.
Sia donare e non pretendere.
Ma mi sbaglio.
Ed ogni giorni l'essere umano me lo dimostra.

Il colmo è che è sempre a cui tieni, che ti delude.
Tutti voglio qualcosa da te, ma mai il tuo bene.
Devo chiedere scusa per non essere quella che vogliono.
Ma sono fatta così.
E non cambio.
Perché mi ritengo speciale. Coi miei pregi e i miei difetti.

Mi domando come Stefano possa comportarsi in questo modo.
Una persona che sa molto di me, ed io di lui.
Abbiamo condiviso così tanto.
Conosce alcuni miei punti deboli.
E al posto di difenderli, come faccio io coi suoi, ne approfitta.
Colpisce dove sa che fa più male.
Consapevolmente o meno.
Non m'importa.
Lo fa.

Passiamo più tempo a litigare per le sue infamate che altro.
E per lui non ha neanche senso discutere.
Secondo lui non ha detto e fatto nulla.
Scherzava.
Peccato che lo fa sempre quando ci sono dei suoi amici.
Mentre da solo è un angioletto.

Sono indignata da questo tipo di comportamento.
E per quanto cerco di allontanarmi, per il mio bene, ci ricasco sempre.
La scorsa estate, ha perso un suo migliore amico.
Per quanto cercava di nasconderlo, lo vedevo che stava male.
E gli sono stata accanto.
Come molti, certo.
Ma gli sono sempre stata accanto.
Da quando siamo diventati amici ad oggi.
Nei momenti belli e brutti della sua vita, io ero li.
Per lui.
Perché gli voglio bene.
Nonostante abbia un carattere pessimo.
Nonostante sia un ragazzo viziato.
Nonostante non conosca la parola responsabilità.
Nonostante non sappia realmente come gira il mondo.
Nonostante abbia vent'anni e si comporta come un quindicenne, da sempre.

Pretendo tanto da lui. Dal suo comportamento. Dai suoi modi di fare.
Non perché gli do tanto di me.
Ma perché credo in lui.
Perché gli voglio bene, e desidero il meglio per lui.

Ma non è semplice parlare con lui.
A prescindere ha sempre ragione lui.
Non è capace a mettersi in dubbio.
E questo rende le cose difficili.
Spero solo, ingenuamente, che prima o poi, la maturità si degni di entrare nella sua vita.
Rendendolo un persona più malleabile e grande.
Spero solo che si poni degli obiettivi nella vita.
Che si crei degli ideali.
Che impari ad essere se stesso.
A non farsi influenzare dalla presenza dei suoi amici.
Ad essere un Uomo migliore per questa società e per lui stesso.
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LaPiccolaVale

martedì 4 febbraio 2020

28- L'attesa uccide

Caro diario,
ci sono mattine che mi alzo con un peso sul petto non indifferente.
Ammetto che vorrei sistemare delle situazioni, che mi stanno perseguitando.
Nulla è mai semplice.
Anche le cose più elementare, riescono a diventare difficili.
Non impossibili. Solamente difficili.
Nessuno regala niente.

Mi domando perché deve essere sempre tutto cosi complesso però.

Vorrei tornare a Imperia per parlare con Pietro.
Ma ho dei doveri che mi impediscono di poter tornare.
Esami universitari da dare.
Responsabilità a cui non ci si può sottrarre.
Forse è meglio cosi.
Ho più tempo per riflettere su cosa dire.
Come dirlo.
Quando dirlo.
Ma tanto il momento, il modo, il luogo giusto, non esiste.
Ed è risaputo.

Ammetto che l'attesa mi sta uccidendo.

Ci sono mattine che vorrei andarmene da sta città.
Andarmene dal pensiero fisso di te.
Pensare che fino a ieri, eri tutto.
Eri niente.
Eri tutto ciò che detesto concentrato in una persona.
Eri forse la persona giusta nel momento sbagliato.
Era semplicemente tutto cosi perfetto nello sbagliato.
Finché ho dovuto dire basta.
Un basta che non pensavo mi avesse ferito.
Ma a distanza di mesi, inizio a sentire il bruciore della ferita.
Non voglio scaricare la colpa di lui.
E' stato lui, però, a scegliere tardi e male.
E' stato lui a trasformare qualcosa di bello, in sbagliato.

Eravamo una semplice ragazza, ed un semplice ragazzo.
Lentamente mi ha preso tutto.
Pure il mio orgoglio.
Dicevo basta.
Stavamo superando i limiti.
Mentre i sensi di colpa mi divorano, ed io non riuscivo.
Non riuscivo a staccarmi da te.
E per quanto ti ho voluto fuori dalla mia testa per tanto tempo.
Ci sono riuscita.
Solo per un periodo però.

Lo sto pensando.
Per quanto non vorrei.
Lo sto facendo.
So perfettamente che tutto ciò, porterà solo dolore o delusione.
Penso mi vada bene cosi.
Altrimenti non vorrei cosi tanto parlargli.
Capire cosa vuole da me.
Capire cosa voglio da lui.

Spero solo che quando ci vedremo.
Quando riusciremo a parlare da tranquilli.
Magari di fronte ad un buon caffè.
Non mi parti il panico.
Non mi manchi improvvisamente il coraggio, di entrare nell'argomento.
Spero di riuscire a cancellare le miei paure.
Per poi poterci confrontare.
E finalmente capire.
Sembrerà stupido.
Ma ho troppo traffico in testa.
Mi spaventa quello che non so.
Mi sento in mezzo ad una tempesta.
Ed il pensiero di non averti accanto, in parte, mi terrorizza.

Devo parlargli.
Spero solo che mi dica la verità.
Bella o brutta che sia.

Almeno potrò ritrovare il mio ordine interiore.
Fare chiarezza.
E capire finalmente, tutto quello che non so.
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LaPiccolaVale



domenica 2 febbraio 2020

trasloco senza fine (47)

Salve ragazzi.
Voglio inaugurare il primo post del 2020, trattando di un argomento importante.
O almeno lo è per me.

Sapete, molte volte rifletto su cosa significhi abbandonare un posto, e ricominciare da capo in un altro.
Mi direte che, con tutti i traslochi che ho fatta, nella mia giovane vita, dovrei essere abituata.
Ma, in realtà, non ci si abitua mai.
Sradicarsi da un posto non è mai semplice.
Ricominciare da capo, non è mai divertente.
Essere sempre quella nuova, non è nulla di entusiasmante.

Sentirsi soli o incompresi, invece, è estremamente semplice. Si verifica molto spesso.
Per quanto mi definisca una ragazza forte, ho i miei giorni di tristezza e malinconia.
Come li hanno tutti d'altronde.

Sono quasi 2 mesi che non torno a casa.
Che non vedo i miei genitori, le mie migliori amiche, i miei amici.
Emotivamente è pesante.
Mi direte.. E' la vita. E' risaputo che sia cosi.

Vi rispondo che non è giusto.
Perchè si è sempre costretti ad abbandonare ciò a cui vogliamo bene.
Perchè si è costretti a ricominciare sempre tutto da capo. E non parlo solo delle amicizie. Intendo anche le strade, le posizioni geografiche dei negozio, le usanze del posto..
Che da una parte è bello, interessante, suscita curiosità diciamo.
Ma dall'altra parte, dopo tante e tante volte, diventa quasi una routine.
Se mi chiedessero se per me è normale girare per la città con Google Maps attivo, risponderei di si.
Se mi chiedessero se è normale fermare la gente per chiedere indicazione, della città in cui si risiede, risponderei di si.

Sinceramente non credo che tutti possiate capire, e in parte vi auguro di non capire mai.

Quindi, se dovessi riassumere tutto questo discorso in due parole in croce, lo definirei come un trasloco senza fine.

Siamo nel 2020 è ho nuovo cambiato città.
Sono lontana dalla precedente ben 4 ore abbondanti di macchina, e dalle 6 alle 8 di treno.
Cerco di tornare 1 volta al mese.
Ma non è semplice.
Ci vuole molto tempo ad andare e tornare e ovviamente non costa poco.
E studiando, senza avere una mia indipendenza vera e propria, insomma uno stipendio, si è limitati.
Tutti i fuori sede universitari sapranno bene di che cosa sto parlando.

Se posso darvi un consiglio. Per quanto crudo e diretto sia.
Mie cari lettori, non vi affezionate mai ai posti, sopratutto in età giovane.
Cuore e\o Lavoro sicuramente, vi obbligheranno ad abbondare tutto. E' la vita. Il sistema in cui viviamo funziona così. E' risaputo.
Quindi beh.. Cuore leggero e valigia piccola. Perché tanto alla fine, a tutti colore che hanno anche solo un briciolo di aspettativa dalla vita, trasferirsi più o meno lontano da casa, è inevitabile.
Godetevi le persone e le usanze e culture del posto, e siate curiosi di conoscere e sapere sempre.
In quanto, se per caso, vi tocca trasferirvi, con un po di voglia si conoscere, sicuramente, il trauma del "tutto nuovo" sarà senza ombra di dubbio, meno scioccante.

XoXo BABYVALE